Zalone batte Zalone. Era difficile battere se stesso dopo i successi di Cado dalle nubi, Che bella giornata, Sole a Catinelle e Quo Vado. E questa volta ce l’ha fatta. Per cantare vittoria al botteghino aspettiamo ancora un po’. Per ora limitiamoci a celebrare il successo narrativo di Tolo Tolo.

Tolo Tolo, locandina

Un film che tratta ancora una volta in chiave ironica un tema sociale, quello dei migranti. Se con gli altri film aveva sempre toccato temi sociali, come quello dell’omosessualità, del razzismo italico nord/sud e del lavoro, in Tolo Tolo affonda il colpo, assumendo l’immigrazione quale corpo centrale della storia di questo film.

La prima regia di Zalone (all’anagrafe Luca Medici) mi ha convinto. Ha ampi margini di miglioramento ma la strada è quella giusta. Così come il montaggio: serratissimo e curato. Non c’è un attimo di tregua. Si cambia spesso scena e paesaggio. E i luoghi protagonisti delle scene del film sono davvero tanti. Da Gravina a Trieste, passando per il Kenia, Malta e tantissimi altri paesi.

Una scena di Tolo Tolo

Di cosa parla Tolo Tolo?
Checco dopo aver lasciato dei debiti in Italia con il Fisco trova accoglienza in Africa. Ma una guerra lo costringerà a far ritorno percorrendo la tortuosa rotta dei migranti. Ogni momento è buono per far sorridere mettendo in luce lo stereotipo dell’uomo medio italiano. Attenzione però, l’importante è non soffermarsi alle apparenze cercando di andare oltre il visibile ed interpretando ogni scena non come un messaggio politico, ma come la volontà di fermarsi a riflettere cercando ogni volta un significato sempre più profondo.
Faccio un esempio. C’è una scena che mostra un gruppo di migranti dispersi in acqua, fra cui Zalone, accompagnato da una canzone scherzosa il cui testo recita “uno stronzo nero resta sempre a galla“. Una lettura superficiale di questa scena potrebbe facilmente condurre ad affrettate conclusioni di qualunquismo o di becero cinismo. Il senso di Zalone è esattamente l’opposto.

Zalone mancava dallo schermo da quattro anni, come ricorda il suo produttore Pietro Valsecchi, e sarà nuovamente nei cinema dal 1° gennaio 2020 in più di mille copie, pronte a levitare fino a oltre 1200.