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La situla del Thermopolium: un vaso egiziano nel cuore di Pompei

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Tra sacro e quotidiano, lusso e mestiere: il ritrovamento di un raro manufatto alessandrino nella cucina di una popina rivela la sorprendente rete di scambi, credenze e contaminazioni culturali che animava la vita pompeiana alla vigilia dell’eruzione.

Tra le recenti scoperte effettuate nell’area della Regio V di Pompei, una delle più significative per la comprensione delle dinamiche socio-culturali e religiose della città vesuviana alla vigilia dell’eruzione del 79 d.C., spicca il rinvenimento di una situla in pasta vitrea decorata con scene di caccia in stile egiziano. Questo raffinato manufatto, prodotto con ogni probabilità ad Alessandria d’Egitto, rappresenta un unicum per il contesto in cui è stato ritrovato: non in un ambiente residenziale di rango, come in genere accade per simili oggetti di pregio, bensì nella cucina del Thermopolium della Regio V, una popina — ossia un esercizio di ristorazione popolare — situata lungo una delle arterie più frequentate della città antica.

La situla è stata rinvenuta al centro dell’ambiente di cottura del Thermopolium, scavato parzialmente tra il 2020 e il 2021, nell’ambito di una fase di indagini finalizzate alla messa in sicurezza dei fronti di scavo. Il vaso, di forma slanciata e dal corpo invetriato, testimonia una riappropriazione funzionale di un oggetto decorativo: mentre simili contenitori, in area vesuviana, erano destinati all’ornamento di giardini e ambienti di rappresentanza, in questo caso esso fu riutilizzato come contenitore da cucina, forse per conservare liquidi, condimenti o spezie. Le analisi residue, tuttora in corso nei laboratori di restauro, potranno auspicabilmente restituire tracce del suo contenuto originario, gettando ulteriore luce sulla dieta e sulle pratiche culinarie dei gestori dell’esercizio.

Il Thermopolium della Regio V è divenuto celebre per la straordinaria ricchezza decorativa del bancone, ornato da pitture policrome raffiguranti nature morte e animali, e per la conservazione quasi integrale delle anfore, stoviglie e strumenti da cucina rinvenuti in situ. Questi elementi offrono una testimonianza diretta dell’operatività di un’attività di ristorazione di medio livello, frequentata probabilmente da artigiani, commercianti e viandanti, in una Pompei viva, dinamica e profondamente connessa alle reti commerciali del Mediterraneo romano.

Nel 2023, l’avvio di una nuova campagna di scavi, mirata a migliorare le condizioni di conservazione degli ambienti adiacenti, ha permesso di estendere le indagini alle strutture di servizio del Thermopolium e al piccolo appartamento al piano superiore, dove risiedevano i gestori dell’attività. Al piano terra, nella stanza destinata alla preparazione dei cibi, sono stati ritrovati mortai, tegami e numerose anfore vinarie di diversa provenienza, segno di una rete commerciale che coinvolgeva l’intero bacino del Mediterraneo. L’organizzazione dello spazio appare funzionale e razionale: accanto al piano cottura, un piccolo vano serviva da deposito per le derrate, mentre un ambiente laterale, dotato di un modesto impianto termale, fungeva da bagno di servizio. Tale disposizione testimonia un notevole grado di comfort abitativo, raro per un contesto di tipo artigianale.

Come ha osservato Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei, “vediamo qui in atto una certa creatività nell’arredare spazi sacri e profani, cioè l’altare domestico e la cucina, con oggetti che testimoniano la permeabilità e la mobilità di gusti, stili e verosimilmente anche di idee religiose nell’Impero Romano. E vediamo questo fenomeno qui non a un livello elitario, ma nella retrobottega di una popina, vale a dire a un livello medio-basso della società locale, che tuttavia si rivela essenziale nella diffusione di forme culturali e religiose orientali, tra cui i culti egiziani, e più tardi anche il cristianesimo.”

La situla in pasta vitrea, probabilmente realizzata in botteghe alessandrine, costituisce una prova tangibile delle connessioni globali che animavano il mondo romano imperiale. Alessandria, grande centro culturale ed economico dell’Egitto tolemaico e poi romano, era rinomata per la produzione di vetri colorati e invetriati, spesso impreziositi da motivi figurativi tratti dal repertorio nilotico. Le scene di caccia egiziane che ornano il vaso non rappresentano soltanto un gusto esotico o decorativo: esse riflettono la circolazione di simboli religiosi e ideologici legati al mondo orientale, reinterpretati in chiave romano-provinciale.

L’impiego di un oggetto del genere in un contesto domestico o professionale di basso rango testimonia quella che potremmo definire una “democratizzazione del lusso” tipica della Pompei tardo-imperiale, dove prodotti e modelli estetici provenienti dall’Oriente venivano riadattati alle esigenze e al gusto di una classe media urbana in ascesa. Il riuso pratico della situla, da oggetto decorativo a strumento d’uso quotidiano, è emblematico di una cultura materiale fluida e stratificata, capace di integrare elementi di prestigio entro una dimensione economica modesta.

Il Thermopolium della Regio V rappresenta, in questo senso, un microcosmo della società pompeiana. Gli spazi del piano inferiore, dedicati alla cucina e al servizio, rivelano una perfetta efficienza funzionale, mentre il piano superiore testimonia la vita privata dei gestori. Le due stanze ritrovate, di cui una affrescata in IV stile, offrono un raro scorcio di domesticità subalterna: architetture prospettiche illusionistiche, colori vivaci e arredi decorati in marmi policromi suggeriscono un gusto raffinato, pur entro limiti economici contenuti. In queste stanze furono rinvenute cassette lignee intarsiate, contenenti oggetti personali e monili, forse appartenenti ai membri della famiglia che gestiva l’esercizio. Si tratta di un contesto che conferma come la vita quotidiana pompeiana fosse scandita da una continua osmosi tra sfera produttiva e domestica, in cui la bottega e la casa coincidevano, integrandosi in un unico organismo urbano.

Il progetto di manutenzione straordinaria e restauro degli ambienti della Regio V, avviato in parallelo agli scavi, ha avuto come obiettivo la messa in sicurezza delle strutture murarie e decorative, nonché la protezione dei reperti mobili. Sono state realizzate coperture amovibili per garantire la ventilazione e la protezione dalle intemperie, in modo da non alterare la percezione visiva del sito. Inoltre, l’installazione di un impianto di illuminazione scenografica consentirà di valorizzare i dettagli pittorici e architettonici, favorendo una fruizione museale rispettosa ma immersiva. Come riportato nell’e-journal ufficiale degli scavi di Pompei, questi interventi rappresentano un modello di archeologia pubblica orientata non solo alla ricerca, ma anche alla conservazione e comunicazione del patrimonio. La documentazione digitale, la fotogrammetria e le analisi dei materiali consentiranno di rendere fruibili i risultati anche in ambito accademico e divulgativo, rafforzando il ruolo di Pompei come laboratorio internazionale di ricerca interdisciplinare.

La presenza della situla nel Thermopolium apre a riflessioni di carattere simbolico e religioso. Il suo stile egittizzante rimanda ai culti isiaci e nilotici, diffusi a Pompei già in età augustea, come testimonia il celebre tempio di Iside. L’inserimento di un oggetto a iconografia egizia in un contesto quotidiano, come una cucina o un altare domestico, suggerisce la permeabilità tra sacro e profano, tra religione e vita materiale. Non è escluso che la situla, prima di essere adibita a uso culinario, avesse avuto una funzione rituale, forse legata a libagioni o pratiche devozionali domestiche.

Le analisi residue e dei pigmenti potranno contribuire a definire meglio le modalità di produzione e il percorso commerciale dell’oggetto. Allo stesso modo, studi archeometrici sui materiali invetriati potranno confermare la provenienza alessandrina o rivelare eventuali imitazioni campane. In entrambi i casi, la situla si configura come testimone della globalizzazione antica, capace di racchiudere in sé flussi economici, religiosi e culturali che attraversavano il Mediterraneo romano.

La situla in pasta vitrea del Thermopolium della Regio V non è solo un oggetto di straordinaria fattura artistica: è una finestra sul mondo romano e sulla sua capacità di assimilare, reinterpretare e diffondere modelli culturali eterogenei. In essa si intrecciano estetica, funzione e simbolo, in un contesto che restituisce la vitalità della Pompei pre-eruzione, città di commerci e di idee, dove la distinzione tra lusso e quotidianità, tra Oriente e Occidente, tra sacro e profano, si dissolve in un sincretismo che è cifra stessa della civiltà romana. La prosecuzione delle indagini e delle analisi scientifiche offrirà ulteriori elementi per comprendere non solo la funzione originaria della situla, ma anche il ruolo delle classi medie urbane nella diffusione dei culti orientali e delle nuove sensibilità religiose che, in pochi decenni, avrebbero preparato il terreno al cristianesimo. In questo senso, un semplice vaso da cucina si trasforma in un documento vivo di storia culturale, un piccolo ma eloquente frammento del mosaico cosmopolita che fu la Pompei del I secolo d.C.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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