Guttuso De Pisis Fontana...L’Espressionismo Italiano
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Da domani apre a Vercelli la mostra “Guttuso, De Pisis, Fontana…L’Espressionismo Italiano”

Allo Spazio ARCA un viaggio tra i maestri del Novecento e la voce contemporanea di Norberto Spina.

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Dall’11 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, l’Ex Chiesa di San Marco – oggi Spazio ARCA – a Vercelli ospita la mostra “Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano”, un progetto che riporta l’attenzione su un movimento artistico ribelle, capace di opporsi alle estetiche celebrative imposte dal regime tra gli anni Venti e Quaranta.

In esposizione un nucleo prezioso di opere provenienti dalla Collezione Giuseppe Iannaccone, alcune mai viste prima, firmate da protagonisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Emilio Vedova, Renato Birolli e Aligi Sassu. Tra i capolavori in mostra: Nudo in piedi (1939) di Fontana, Composizione (Siesta Rustica) (1924-1926) di Pirandello, Il Caffeuccio Veneziano (1942) di Vedova, I poeti (1935) di Birolli e i ritratti di Guttuso.

Un progetto pluriennale

Promossa dal Comune di Vercelli e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone, la mostra – curata da Daniele Fenaroli – inaugura un percorso espositivo pluriennale che ogni anno metterà a confronto la grande arte del Novecento con un talento contemporaneo.

Per questa prima edizione è protagonista Norberto Spina, classe 1995, che presenta lavori inediti, site specific e un prestito dalla Royal Academy di Londra. La sua ricerca, basata sull’intreccio tra memoria collettiva e personale, dialoga con la potenza espressiva degli artisti del secolo scorso.

Dialogo tra epoche

L’allestimento invita a confrontarsi con i temi centrali dell’Espressionismo: fragilità, solitudine, tensione esistenziale. Accanto ai capolavori storici, le opere di Spina – come Presente (2024), che rielabora il Sacrario di Redipuglia – mostrano come la pittura possa ancora essere uno strumento critico e di resistenza.

Guardare oggi quelle tele significa non solo recuperare una pagina fondamentale della storia dell’arte italiana, ma anche riconoscere quanto quelle immagini sappiano ancora parlare al presente, tra memoria e nuove visioni.

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