Una mostra a Roma, tra pittura figurativa e scrittura astratta, a cura di Velia Littera
«Il segno è ciò che resta quando la parola tace, e il battito ciò che in silenzio governa la forma del mondo.»
— Fosco Vulicevic
In un tempo che sembra aver smarrito la capacità di ascoltare, di sostare, di leggere i segni più sottili, accade che l’arte torni a esercitare il suo compito primigenio: quello di restituire profondità allo sguardo e responsabilità al pensiero. Tra Battiti e Segni, la mostra curata da Velia Littera per Pavart Gallery, si inserisce in questo solco con fermezza e grazia. Non è un’esposizione urlata, né spettacolare. È, piuttosto, una composizione meditata, un confronto armonico e teso tra due artisti dalla poetica differente — Davide Cocozza e Igor Grigoletto — ospitati in uno spazio che è esso stesso luogo del progetto e della visione: lo Studio di Architettura Anzuini & Edalatkhah, in via Statilia, a Roma.
La mostra si svolge come un dialogo a due voci, ma la loro differenza non è contrapposizione: è distanza feconda, campo magnetico in cui il pensiero visivo prende forma. Cocozza e Grigoletto parlano linguaggi diversi — figurazione l’uno, astrazione l’altro — ma condividono un’intenzione comune: la ricerca di un senso che possa ancora essere espresso con i mezzi dell’arte.
Davide Cocozza si muove nel territorio della figurazione simbolica con un’intonazione che potremmo definire pop metafisica. I suoi animali antropomorfi, al centro di tele ampie e silenziose, non sono semplici protagonisti di un immaginario narrativo: sono manifesti etici, strumenti di riflessione sulla crisi ambientale e sulla condizione umana. Nei loro sguardi si legge lo smarrimento di una natura relegata al margine, privata di voce e di spazio. Le emozioni che emergono non sono attribuzioni romantiche, ma evocazioni di un ordine infranto: quello dell’istinto, della coabitazione, della reciprocità. In opere come L’asino che vola o Like a Thoughtful Cheetah, la forma animale diviene riflesso e rifrazione della nostra colpa, della nostra nostalgia, della nostra possibilità di riscatto. La pittura di Cocozza è nitida, sorvegliata, costruita con precisione: non cerca l’effetto, ma l’essenza.
Igor Grigoletto, al contrario, procede per sottrazione. La sua arte si fonda su un lessico essenziale, fatto di segni e di pause, di vuoti eloquenti e di linee che sembrano provenire da un tempo interiore. Le sue opere, spesso realizzate su vetro, si presentano come tracciati mentali, alfabeti muti, scritture che non si leggono, ma si avvertono. Il vetro, con la sua trasparenza e la sua fragilità, è il luogo perfetto per accogliere il pensiero ridotto a gesto: ogni tratto è un evento, ogni spazio è un invito all’ascolto. Le serie Sign ne sono testimonianza rigorosa: nessun orpello, nessuna ridondanza, ma solo il necessario, solo l’eco della forma.
Pur nella loro divergenza, entrambi gli artisti articolano un j’accuse sottile ma fermo nei confronti di una società che ha costruito sé stessa su logiche di supremazia, possesso, cementificazione dell’ambiente e dell’anima. Laddove Cocozza denuncia l’esclusione del vivente non umano, Grigoletto invita a un ascolto interiore, a una trasparenza perduta. L’uno lavora sull’empatia, l’altro sulla sottrazione. Ma entrambi convergono su una necessità condivisa: recuperare un equilibrio, ridare dignità al segno, al ritmo, alla forma.
Particolarmente felice appare la scelta della sede: lo Studio di Architettura Francesco Anzuini & Sara Edalatkhah non si offre come sfondo neutro, ma come luogo pensante, ambiente in cui la visione artistica si incrocia con la pratica della costruzione. Architettura e arte, qui, non si sommano, ma si compenetrano: l’una è misura, l’altra apertura; l’una disegna i limiti, l’altra li supera. La mostra non si impone allo spazio, ma lo attraversa; non lo invade, ma lo riconosce e lo amplia.
A suggellare l’esperienza, anche un wine tasting offerto dalla Cantina Menol, che sottolinea come la fruizione dell’arte possa estendersi a una dimensione sensoriale più ampia, in cui corpo e mente siano coinvolti in pari misura.
Tra Battiti e Segni si rivela, in definitiva, come un piccolo ma prezioso manifesto di resistenza culturale. Una mostra che, senza clamori, restituisce all’arte contemporanea la sua funzione più autentica: interrogare, ferire, consolare. E soprattutto: restare. Come un segno tracciato nel vetro, come un battito nel silenzio.
Mostra: Tra Battiti e Segni
Artisti: Davide Cocozza, Igor Grigoletto
A cura di: Velia Littera
Promossa da: Pavart Gallery
Dove: Studio di Architettura Anzuini – Edalatkhah, Via Statilia 18, Roma. Dal 14 maggio al 12 giugno 2025
Contatti: info@pavart.it – www.pavart.it – IG @pavartroma
Con la partecipazione degli architetti: Francesco Anzuini, Sara Edalatkhah