Nella tradizione antropologica il totem è stato sempre più di un semplice oggetto: emblema di identità, medium tra individuo e collettività, segno di appartenenza e memoria. Claude Lévi-Strauss lo interpretava come strumento classificatorio del reale, mentre Émile Durkheim vi vedeva il simbolo stesso della coesione sociale. Ciò che accomuna queste letture è l’idea che il totem incarni un fragile equilibrio tra l’uomo e il suo mondo.
Il progetto TOTEM FLEX, presentato al Salone del Mobile da Obliqua Studio in collaborazione con Flavia Calia e Carlos Tapia Córdoba, raccoglie questa eredità simbolica e la reinterpreta attraverso il design e la tecnologia contemporanea. Non due percorsi paralleli, ma un unico dispositivo poetico e concettuale che fonde l’idea di modularità del totem con la riflessione sull’equilibrio instabile della nostra epoca.
Obliqua Studio: tra radici e visioni
Con radici tra Siviglia e Matera, Obliqua Studio è un laboratorio di architettura e design che parte da una convinzione netta: il design non muta soltanto gli spazi che abitiamo, ma trasforma anche il modo in cui li percepiamo, li sentiamo, li viviamo. Da questa visione nasce TOTEM FLEX, concepito come progetto di scultura, design e gioco, ma soprattutto come invito a pausare, osservare, connettersi.
Alla base vi è una riflessione profonda: quanto sia fragile l’equilibrio che governa le nostre vite quotidiane. Quei momenti in cui sembriamo sul punto di cadere, e tuttavia restiamo in piedi. TOTEM FLEX si fa così traduzione plastica di questa tensione continua: un oggetto che cattura la bellezza dell’instabilità, trasformandola in esperienza estetica e simbolica.
Modularità e magnetismo: un rito laico
Il cuore del progetto risiede nella sua struttura modulare. Le sculture, realizzate tramite stampa 3D, assumono forme geometriche e cromie differenti e sono dotate di estremi magnetici che consentono infinite combinazioni. Questa flessibilità non è solo un espediente tecnico, ma un gesto concettuale: il totem non è più un’entità monolitica e immutabile, ma un organismo dinamico, sempre ricomponibile, che rispecchia la condizione liquida e fluida della società contemporanea.
Ogni atto di manipolazione — impilare, separare, ricombinare — diventa un piccolo rito laico: non più legato a un sacro trascendente, ma a una spiritualità orizzontale, fondata sulla creatività individuale e collettiva.
Instabilità come metafora sociale
La precarietà formale di TOTEM FLEX diventa metafora della nostra epoca, segnata dall’instabilità dei legami, dalla mobilità identitaria e dalla frammentazione delle appartenenze. In questo senso, il progetto dialoga direttamente con la riflessione di Zygmunt Bauman sulla società liquida: così come le relazioni si costruiscono e si disfano senza rigidità, anche le forme di TOTEM FLEX non conoscono una configurazione definitiva.
L’oggetto assume allora un valore sociale e antropologico: non rappresenta più un’identità unica, ma l’arcipelago delle possibilità. La pluralità di colori e forme incarna la diversità culturale, mentre la libertà di ricombinazione riflette la necessità di ripensare continuamente i nostri simboli comuni.
Un’esperienza relazionale
Nella scia dell’estetica relazionale teorizzata da Nicolas Bourriaud, TOTEM FLEX non è un’opera da contemplare passivamente, ma da abitare e agire. Il fruitore diventa co-autore, chiamato a sperimentare con le configurazioni, a trovare il proprio equilibrio instabile tra attrazione e separazione, tra ordine e caos.
In questo senso, TOTEM FLEX è al tempo stesso scultura e dispositivo esperienziale, capace di instaurare legami tra le persone e gli spazi che lo accolgono.
Dal totem arcaico al totem digitale
Se i totem delle società arcaiche erano scolpiti in legno o pietra, materiali solidi e duraturi, qui la scelta cade sulla stampa 3D, emblema della fabbricazione digitale. Un passaggio che segna la trasformazione del totem da oggetto della memoria collettiva a icona del futuro, nato dall’intreccio tra file digitali e materia fisica.
La tradizione simbolica sopravvive, ma muta linguaggio: il totem non è più eredità immobile, bensì organismo flessibile, che si rigenera a ogni nuova combinazione.TOTEM FLEX è dunque un totem contemporaneo, che unisce in sé la memoria antropologica del simbolo e la sperimentazione tecnologica del design. È un invito a sostare nell’instabilità, a riconoscere nell’equilibrio precario non un limite, ma una risorsa; a costruire insieme nuove forme di appartenenza, aperte e plurali.
TOTEM FLEX è dunque un totem contemporaneo, che unisce in sé la memoria antropologica del simbolo e la sperimentazione tecnologica del design. È un invito a sostare nell’instabilità, a riconoscere nell’equilibrio precario non un limite, ma una risorsa; a costruire insieme nuove forme di appartenenza, aperte e plurali. Come ogni vero totem, non si limita a dire ciò che siamo, ma apre una domanda su ciò che potremmo diventare.
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