Restauro straordinario per il Giudizio universale: tre mesi di lavori nella Cappella SistinaDal gennaio 2026 un intervento di manutenzione straordinaria per il capolavoro michelangiolesco, reso necessario dall’impatto del flusso turistico
Il Giudizio universale di Michelangelo, una delle più alte vette della pittura occidentale e simbolo della Cappella Sistina, si prepara a un nuovo, delicato restauro. A quasi trent’anni dall’ultima grande campagna conservativa che interessò le volte e le pareti della Cappella, la Santa Sede ha annunciato l’avvio di un intervento straordinario che prenderà il via nel gennaio del 2026. Una decisione resa inevitabile dall’imponente afflusso di visitatori: milioni di persone, ogni anno, sostano sotto l’immensa composizione michelangiolesca, generando inevitabili conseguenze microclimatiche che nel tempo incidono sulla conservazione dell’opera.
A confermarlo è Paolo Violini, nuovo responsabile del Laboratorio Restauro dipinti e materiali lignei dei Musei Vaticani, succeduto lo scorso agosto a Francesca Persegati. “Si tratta di un lavoro aggiuntivo rispetto alla manutenzione ordinaria che compiamo ogni anno” ha spiegato lo specialista, sottolineando come l’eccezionalità dell’intervento derivi proprio dalla pressione esercitata dall’afflusso turistico, intensificatosi ulteriormente durante il Giubileo e in occasione del recente Conclave che ha visto l’elezione di Leone XIV.
I lavori, della durata prevista di tre mesi, saranno condotti con un ponteggio imponente che coprirà l’intera parete. Una struttura a più livelli – fino a una dozzina di piani – sarà dotata di un elevatore che permetterà di ridurre i tempi e consentire a un’équipe di 10-12 restauratori di operare contemporaneamente. L’obiettivo dichiarato è di concludere entro marzo 2026, così da restituire la visione integrale dell’affresco in tempo per le celebrazioni della Settimana Santa.
Il Giudizio universale, commissionato da papa Clemente VII e completato da Paolo III tra il 1536 e il 1541, occupa la controfacciata della Cappella Sistina con oltre trecento figure in movimento, che raffigurano la resurrezione dei morti e il destino delle anime. L’opera, soggetta nei secoli a interventi e discussioni critiche, rappresenta non solo un capolavoro artistico ma anche un documento teologico e culturale di epoca controriformistica. Garantirne la conservazione significa preservare uno degli snodi più alti della storia dell’arte occidentale.
L’annuncio del restauro si inserisce in un contesto più ampio di attenzione ai capolavori rinascimentali custoditi in Vaticano. Parallelamente, è in avvio anche il progetto quinquennale dedicato alla Loggia di Raffaello, articolata in quattordici campate decorate da Giovanni da Udine e altri collaboratori. Gli stucchi e gli affreschi, celebri per aver riproposto in chiave moderna le “grottesche” di matrice romana, sono un patrimonio di raffinatezza decorativa che influenzò profondamente l’arte del Cinquecento in tutta Europa.
Il doppio cantiere – Giudizio michelangiolesco e Loggia raffaellesca – segna così una fase cruciale per i Musei Vaticani, chiamati a bilanciare la necessità di garantire l’accesso a milioni di pellegrini e turisti con l’imperativo di tutelare opere insostituibili. Un compito delicato che richiede non solo competenze tecniche ma anche scelte di gestione culturale, capaci di armonizzare il desiderio universale di contemplazione con le esigenze materiali della conservazione.
Il restauro annunciato non rappresenta dunque soltanto un’operazione tecnica, ma un atto di responsabilità storica e civile: custodire il patrimonio lasciato da Michelangelo significa consegnarlo intatto alle generazioni future, preservando un simbolo della fede, dell’arte e dell’identità culturale europea.