Ludovico Einaudi recensioneIl Commento in meno di dieci tweet

Le luci del teatro si abbassano, il vociare delle persone diventa bisbiglio, poi contemplazione. Il Maestro entra sul palco e si siede al suo pianoforte. In silenzio, senza salutare. Lo farà alla fine abbracciandosi al pubblico assieme alla sua orchestra. Per due ore saranno le sue note a parlare. C’è più gusto poi ad ascoltarle ad occhi chiusi per coglierne la vera essenza e la vera bellezza.
Pare che a volte voglia violentare il pianoforte” sussurra un vicino. Non condivido quest’affermazione laddove per violenza si voglia intendere un gesto riconducibile all’uso di una forza fisica brutale e irrazionale. E’ vero, l’impressione è che spinga quei tasti con veemenza e follia, quasi a trarre godimento dal potere che esercita su di essi. In realtà il suo rapporto con il pianoforte è puramente sessuale. Dice Paulo Coelho che Il sesso è l’arte di controllare la mancanza di controllo” e la sua musica provoca un turbine di sensazioni fatte di esaltazione, estasi e godimento. E il suo pubblico voyeuristicamente assiste in disparte a questa fusione di corpo e anima. E’ facile perdere il controllo, ma è quello che si vuole. Per l’appunto controllare la mancanza di controllo. Perché in fondo si desidera sperimentare la vanità di un piacere, per non esserne più ossessionati, pur sapendo inconsciamente che non sarà così.

N.B. Il concerto si è tenuto il 5 dicembre 2013 al Teatro Politeama Rossetti di Trieste. E’ un evento co-organizzato da Azalea Promotion e Comune di Udine, in collaborazione con il Teatro Stabile regionale.

di Andrea Alessandrini Gentili @alessandrinigen