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L’Ercole ritrovato della Villa di Civita Giuliana – La Storia che si ricompone

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Un riscatto di legalità contro le attività clandestine, grazie alla collaborazione tra Parco e Procura

Come in un romanzo giallo che vede ricomporsi nel tempo, tra indizi e ipotesi, una vicenda dai contorni criminosi, restituendo verità e dignità alla Storia, così la Villa suburbana di Civita Giuliana a nord di Pompei, si riappropria di un frammento di affresco trafugato anni addietro da uno dei suoi ambienti di culto.

Si tratta del frammento di un affresco raffigurante Ercole bambino nell’atto di strozzare i serpenti, un tempo collocato nello spazio di una lunetta superiore della parete di fondo dell’ambiente – che risultava asportata da tombaroli – e le cui caratteristiche consentono di riconoscerne inequivocabilmente la provenienza da tale contesto.

Il reperto, illecitamente asportato, proveniva da una collezione privata negli Stati Uniti. Nel 2023, nell’ambito di un procedimento penale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, a seguito della collaborazione tra il Comando Tutela Patrimonio Culturale Carabinieri di Roma e le Autorità degli Stati Uniti, è stata disposta l’assegnazione al Parco Archeologico di Pompei.

La vicenda si inserisce nell’ambito di una serie di azioni che il Parco Archeologico di Pompei sta conducendo dal 2017 assieme alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, consistenti in campagne di scavo e indagini giudiziarie presso la Villa romana di Civita Giuliana. Una collaborazione strategica, formalizzata da un protocollo d’intesa rinnovato più volte dal 2019, che ha permesso non solo di riportare alla luce testimonianze storiche di eccezionale importanza, ma anche di contrastare il sistematico saccheggio condotto da anni di attività criminale nell’area e che nel tempo, oltre alla sottrazione di reperti e decorazioni, ha causato la  distruzione irreversibile di preziosi dati scientifici.

Nell’ambito di questa collaborazione, gli scavi archeologici condotti nel sito di Civita Giuliana tra il 2023 e il 2024 avevano portato all’individuazione di un ambiente a pianta rettangolare con funzioni rituali, identificato come un possibile sacello o sacrarium. Il sacello presentava un basamento quadrangolare, probabilmente destinato a sostenere una statua, ed era stato quasi completamente spogliato della sua decorazione dai tombaroli, inclusi 12 pannelli figurati e la lunetta affrescata superiore, di cui il frammento recuperato sarebbe pertinente.

La restituzione dell’opera si inserisce, a sua volta, in una più ampia operazione che ha permesso il rientro in Italia di 129 reperti, nell’ambito del Protocollo siglato tra il District Attorney della Contea di New York e il Governo della Repubblica Italiana.

Accertata la provenienza pompeiana dell’affresco, la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ne ha quindi disposto l’assegnazione al Parco Archeologico di Pompei: al momento della restituzione non era però possibile fare alcuna ipotesi sulla sua collocazione originaria.

Grazie a successive indagini approfondite, a cura dei funzionari del Parco in parallelo impegnati nello scavo extraurbano, e al confronto con informazioni acquisite, inclusi i dati emersi da intercettazioni ambientali, è stato possibile identificare con assoluta certezza l’affresco come proveniente dal sacello di Civita Giuliana.

Di fatto l’affresco raffigura Ercole in fasce mentre strozza i serpenti alla presenza di Zeus (simboleggiato dall’aquila sul globo) e Anfitrione: tale episodio non fa parte delle canoniche 12 fatiche, ma ne è un presagio. Poiché le pareti del sacello presentano traccia di altri 12 pannelli figurati, staccati clandestinamente, si può ragionevolmente ipotizzare che il tema dei pannelli staccati fosse costituito dalle dodici fatiche di Ercole: seguendo questa ipotesi, ben si inserisce l’affresco con Ercole bambino che lotta con i serpenti, poiché tale episodio non costituisce una delle fatiche che Ercole compirà in età adulta bensì è un evento che segna la sua nascita ed è la dimostrazione della sua forza prodigiosa. La sua collocazione in alto, all’interno della lunetta, sarebbe dunque prodromica e presagio delle future dodici fatiche.

Sono in corso analisi e indagini sul pannello per chiarire nel dettaglio le geometrie e i punti di connessione con i lacerti di affresco ancora conservati in loco per una futura (auspicata) ricollocazione, all’interno di quel processo di valorizzazione e fruizione del sito archeologico di Civita Giuliana.  

Gli ulteriori approfondimenti investigativi proseguiranno per rintracciare gli altri affreschi sottratti dal sacello.

Un reperto archeologico possiede valore non soltanto per la sua materialità, ma soprattutto per ciò che può raccontare sul passato. – spiega il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – Ogni oggetto rinvenuto in uno scavo è una testimonianza storico-culturale preziosa, perché il suo significato dipende dal contesto in cui è stato trovato. Quando un reperto viene rubato, questo legame con il suo contesto originario si spezza irrimediabilmente. Anche se l’oggetto rimane integro dal punto di vista fisico, perde gran parte del suo valore scientifico. Senza conoscere dove, come e insieme a cosa è stato scoperto, il reperto non può più contribuire alla ricostruzione storica e diventa un semplice oggetto isolato, privato della sua funzione di testimonianza. Per questo rubare un reperto significa sottrarre a tutti noi una parte di conoscenza e cancellare un frammento della storia dell’umanità.

Questo ritrovamento – dichiara il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – è l’ennesimo frutto della collaborazione sinergica tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, rivelatasi uno straordinario strumento non solo per riportare alla luce reperti archeologici di eccezionale importanza, ma anche per interrompere l’azione criminale di soggetti che per anni si sono resi protagonisti di un sistematico saccheggio dell’enorme patrimonio archeologico custodito nella vasta area, ancora in gran parte sepolta, della villa romana di Civita Giuliana, recuperando preziose testimonianze storiche e restituendole alla fruizione della collettività. “

L’affresco sarà esposto da metà gennaio all’Antiquarium di Boscoreale, che già ospita una sala dedicata ai rinvenimenti di Civita Giuliana.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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