Roma – In questa città siamo abituati a guardare le cose solo di giorno, quando il sole le scolpisce e sembra bastare. Ma c’è un’ora – quella in cui il traffico cede, i giardini di Villa Borghese si riempiono di silenzio e le statue sembrano respirare – in cui Roma diventa più vera. È in quell’ora che, dal 11 luglio all’11 ottobre, la Galleria Borghese smetterà di essere un museo e diventerà uno schermo pulsante, proiettando sulla sua facciata posteriore non un semplice spettacolo, ma la propria memoria.
Ogni venerdì e sabato, dalle 21.15 in poi, con più repliche a sera, il pubblico potrà sedersi nel giardino e guardare la storia accadere davanti ai propri occhi. Non si tratta di un gioco di luci per turisti. È un viaggio immersivo che attraversa quattro secoli di trasformazioni, unendo il rigore storico alla potenza della tecnologia. E chi pensa di conoscere la Galleria Borghese, probabilmente dovrà ricredersi.
La proiezione parte da lontano. Si comincia dal XVII secolo, quando il cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, acquistò i terreni fuori le mura per erigere una villa che non fosse solo residenza, ma manifesto di potere e collezionismo. Da lì in poi, tutto cambia: la costruzione dell’edificio, i giardini che mutano forma, gli allestimenti che si avvicendano, le vicende storiche che ne hanno segnato il destino. Il videomapping non si limita a mostrarli: li rianima, li fa vivere come se per qualche minuto il tempo, semplicemente, rinunciasse a passare.
La narrazione – disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e anche in LIS – è accompagnata da una colonna sonora originale che guida lo spettatore in un percorso tanto intimo quanto monumentale. Le immagini scorrono come pagine illuminate di un libro che non ha mai smesso di scriversi, restituendo alla Galleria la sua identità: non solo museo, ma creatura viva che attraversa i secoli.
E il bello è che, per una volta, Roma non resta ferma alle abitudini. Il museo, in occasione dell’evento, resterà aperto fino alle 22:00, permettendo a chi lo vorrà di entrare e vedere da vicino Bernini, Caravaggio, Canova. Un’opportunità che non capita spesso e che non si può liquidare con il solito “lo farò la prossima volta”.
C’è chi dirà che la città è piena di eventi. Vero. Ma pochi, pochissimi, hanno la capacità di unire storia, arte e tecnologia senza snaturare nulla. Qui, invece, la tecnologia si mette al servizio dell’arte. Le luci non coprono i capolavori, li svelano. Non competono con la storia, la rendono leggibile anche a chi si avvicina per la prima volta. È una lezione di bellezza resa accessibile senza semplificazioni, ma con quella chiarezza che solo le cose ben fatte sanno avere.
Naturalmente, i posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria sul sito ufficiale del museo. Chi arriva tardi, resterà fuori. Ma è anche giusto così: Roma non si concede a chi la prende alla leggera.
E allora, per una volta, mettiamola così: chi ama davvero questa città non ha più scuse. Perché non si tratta solo di assistere a uno spettacolo, ma di sedersi, in silenzio, davanti a una facciata che diventa libro di pietra e luce, e vedere la Galleria Borghese raccontarsi come non aveva mai fatto.
E se qualcuno pensa che Roma non sappia più sorprendere, che venga a vedere cosa accade tra quelle mura illuminate. Capirà che qui, sotto il cielo di Villa Borghese, la storia non si limita a restare: accende la notte.