Ci sono concerti che vanno visti almeno una volta nella vita. Quelli in cui non sei solo spettatore, ma parte viva di qualcosa di più grande. Penso a San Siro, al Circo Massimo, all’Arena di Verona o alle Terme di Caracalla. E da oggi, senza mezzi termini, aggiungo anche IncantoMarche, il festival musicale di RisorgiMarche.
Nato nel 2017 con lo spirito di rinascita dopo il terremoto del 2016, questo festival non è solo musica: è un gesto d’amore verso le Marche. Un’occasione per riscoprire territori che rischiavano l’oblio, trasformandoli in teatri naturali di meraviglia. Ogni edizione si svolge in location sempre diverse, raggiungibili solo a piedi dopo diversi chilometri. Un percorso che diventa parte integrante dell’esperienza: silenzioso, condiviso, profondo.

alla Roccaccia di San Lorenzo tra San Severino Marche e Treia (MC)
Durante il concerto a cui ho partecipato — con Niccolò Fabi sul palco, accompagnato da un intenso dialogo con Neri Marcorè — ho visto ragazzi, famiglie, coppie, bambini forse al loro primo concerto, e anche persone più adulte, camminare in salita con rispetto e gratitudine per raggiungere la location dell’evento. Nessuna barriera, nessuna platea, nessuna galleria. Solo natura, cielo, passi lenti, e poi musica.
E dietro il palco? Il più bello degli scenari: il tramonto sugli Appennini. Una scenografia che nessun effetto speciale potrà mai replicare. Vedere un concerto in quel contesto è qualcosa che segna. Che ti rimette in connessione. E sì, lo ammetto: ho provato un po’ di sana invidia per quei bambini che per la prima volta hanno assistito a un live. Perché quello, per loro, sarà lo standard della bellezza. E se è così che iniziano il loro viaggio nel mondo della musica, allora non possiamo che essere ottimisti per il futuro.
Un plauso speciale va ovviamente a Neri Marcorè e Giambattista Tofoni per aver reso tutto questo possibile essendo fondatori e ideatori dell’evento.
IncantoMarche 2025 si è aperto venerdì scorso 11 luglio con Luca Barbarossa, ieri Niccolò Fabi e oggi toccherà a Tosca tra Apiro e Poggio San Vicino. La prossima settimana sul Monte Torrone, toccherà prima al Quartetto Angelico all’alba, poi la potenza meticcia della BabelNova Orchestra al tramonto. Tra gli artisti più attesi, spiccano anche Joe Barbieri, con un progetto intimo e raffinato, e l’ironia colta della Banda Osiris che, insieme a Massimo Cirri, porterà in scena una celebrazione poetica del ciclismo e della fuga come gesto di libertà. Chiuderà il cerchio Nada, con uno spettacolo potente intitolato Nitrito, e la polistrumentista Valeria Sturba, voce nuova della sperimentazione.
5 motivi per andare almeno una volta IncantoMarche
1. La location:
Ogni appuntamento si svolge in un luogo diverso, immerso nella natura delle Marche. Non scenografie ricostruite, ma paesaggi veri, vivi. Montagne, prati, tramonti. Ogni concerto ha il suo sfondo irripetibile.
2. L’esperienza:
Non c’è navetta o parcheggio comodo. Per arrivarci bisogna camminare. A volte anche 7 km tra andata e ritorno, sotto il sole o tra le nuvole. Ma è proprio quel cammino a trasformare l’evento in qualcosa di più profondo. Si parte soli, si arriva insieme.
3. L’anima:
IncantoMarche non è solo un festival, è una visione. È nato per rialzare una terra ferita e oggi celebra la sua rinascita attraverso la musica e la comunità. Parteciparvi è un modo per sentirsi parte di qualcosa che va oltre lo spettacolo: è un abbraccio collettivo alla bellezza e alla resilienza.
4. Il rispetto:
Non esiste un “dietro le quinte” o una zona VIP. Non ci sono barriere tra artista e pubblico. Tutti ascoltano in silenzio, si rispettano, raccolgono i propri rifiuti. È un rito collettivo che profuma di civiltà.
5. Il prezzo:
Con 6 euro oggi non ti compri neanche una birra. E invece qui ti porti a casa un’esperienza che ti resta addosso per giorni. Un concerto a quel prezzo è praticamente un atto d’amore verso chi ama la musica e la bellezza.
N.B. Articolo scritto con l’unica intelligenza davvero utile in certi casi: quella del cuore. Perché l’emozione che si prova a IncantoMarche, l’intelligenza artificiale non potrà mai raccontarla davvero.