nuovo singolo chemomento di fluente
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fluente torna a graffiare con il nuovo singolo “chemomento”. La nostra intervista.

Tra malocchio, disagio e verità scomode: l’intervista esclusiva a fluente svela i retroscena del nuovo brano

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Si scrive chemomento (Epic Records) tutto minuscolo e senza spazi, come una ferita che non lascia il tempo di respirare. Venerdì 13 giugno esce il nuovo singolo di fluente, artista che sfugge a ogni etichetta ma che riesce a lasciare un segno profondo. Un brano definito da lei stessa “aspro, amaro e tagliente”, che affonda le radici in una scrittura viscerale, tra rituali del Sud e malesseri difficili da nominare.

Abbiamo incontrato fluente per parlare di parole, immagini, radici e disagio, in un’intervista che racconta molto più di un’uscita discografica: racconta un’identità, una voce, un momento. Anzi: chemomento.

chemomento fluente
La cover del nuovo singolo chemomento di fluente

Parliamo di “chemomento”, il nuovo singolo che uscirà venerdì. È scritto tutto attaccato e in minuscolo come il tuo nome. Che valore ha questa scelta stilistica per te? È solo grafica o c’è qualcosa di più?
Sicuramente grafica, innanzitutto. Dopodiché ti dico che quando ci siamo accorti in maniera un po’ involontaria, sai tipo quando scrivi sulla tastiera, scrivi tutto attaccato e poi ti corregge e ti stacca? Abbiamo pensato di lasciarlo tutto attaccato, sembrava carino. Quindi prima è una scelta stilistica, visiva, dopodiché è anche un po’ il concetto di rimanere piccoli e di non dare troppo nell’occhio. Cioè noi siamo qui, facciamo questo, non vogliamo scrivere le cose in grande e farle leggere per forza bene a tutti.

Nel testo ci sono parole come “condanna”, “malocchio”, “soffocarsi”. È un brano duro, ma anche profondamente umano. Da dove nasce questa scrittura così viscerale? È stato liberatorio scriverla
Allora, sicuramente è stato molto liberatorio scriverla. Diciamo che la maggior parte dei testi che scrivo hanno sempre qualche origine molto forte. “chemomento” descrive uno stato di malessere. Mi collego anche alla copertina, uno scatto che va a narrare quella che è la pratica del malocchio. Non so se è comune in tutta Italia, però sicuramente nel Sud è molto sentita e molto radicata, almeno negli anni ’70-’80. E quindi c’è proprio questa pratica che viene fatta dalle signore anziane ed è proprio il ricevere degli sguardi cattivi che solitamente nascono dall’invidia di altre persone. Quindi diciamo che il brano, il testo soprattutto, racconta un po’ questo malessere generale, questo sentirsi un po’ a disagio perché ci si sente sotto l’occhio e il malocchio degli altri. 

Ma hai definito questo singolo, ho letto nel comunicato, “aspro, amaro e tagliente”. Queste sensazioni da dove arrivano e quanto è stato difficile metterle in musica?
Sinceramente non è stato molto difficile perché la verità è che il mio modo di scrivere scorre in maniera molto fluente e quindi io faccio molta fatica a rendermi conto di quello che scrivo quando lo scrivo. Cioè lo realizzo nel momento in cui bisogna occuparsi dell’uscita e quindi di revisionare il testo. Diciamo che è “tagliente” e un po’ “amaro” perché iniziare una canzone dove esprimi uno stato di malessere con la frase “Sento che parlano di te male al terzo piano tu ti lasceresti trasportare giù tranquillamente” non è proprio una frase felice. Quindi sì, tagliente sì. Comunque è stato molto semplice scriverlo, ma forse perché sono condizioni che mi stavo già metabolizzando. 

Se dovessi descrivere “chemomento” con un’immagine, senza parole, quale sarebbe?
Ti direi una distesa immensa di niente. Un campo di grano dove non si vede la fine. 

“fluente non è urban, non è indie, non è pop”. Credi che oggi sia ancora necessario definire un artista dentro un genere?
No, personalmente no. Ma forse sono un po’ condizionata dal fatto che quando ho iniziato e mi sono affacciata al mondo musicale e ho iniziato a interagire con le realtà che si prendono cura degli artisti, mi sono un po’ sentita etichettata e questa cosa non mi è piaciuta. Detto questo, io faccio quello che mi va di fare, non bado a quanto è indie, a quanto è pop, se è urban, non mi preoccupo e sinceramente non mi vergogno di dire che non ho una cultura tale da potermi auto-etichettare.

In un mondo musicale che è sempre più saturo cosa pensi ti renda unica e riconoscibile? 
La verità è che vorrei sparire, vorrei tornare indietro e dire “devo fare altro” perché mi sento proprio in mezzo alla bolgia e questo un po’ mi fa stare male, però dico vabbè, questa è la mia storia e basta, non può essere replicata da qualcun altro. Io tengo molto a rivendicare le mie origini, ho in testa mille robe, di progetti proprio sul mio territorio, sulla Basilicata e dico questa roba non la può fare nessun altro, perché io vivo qui, io sono cresciuta qui e quello che posso raccontare io di qua non può farlo qualcun altro.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri o che ti hanno ispirato?  
Allora, gli artisti che mi hanno ispirato, sicuramente a livello tecnico, quando sono in studio, ascolto molto Billy Eilish e poi ti parlo di musica italiana, c’è Pino Daniele, Mia Martini, Enzo Carella, andiamo proprio su quella vibes lì. 

Progetti futuri? Che farai questa estate? C’è un album in vista? Un tour? 
Adesso intanto esce il singolo dopo molto fatica. Mi sono promessa di prendermi un momento fino a settembre e poi dovremmo uscire con un EP, in cui credo molto e per cui lavorerò tanto, soprattutto a livello visivo.

Un duetto impossibile? 
Impossibile, ti dico sicuramente Roberto Murolo. Impossibile!

Testo chemomento di fluentePRE SAVE QUI

Sento che parlano di te male
al terzo piano tu ti lasceresti
trasportare giù tranquillamente
O mio dio le voci che sento
O mio dio con quello che pensi

Non c’è nessuno su questa strada
T’ho fatto pena ma non bastava
Correvi forte ma non passava
Riposi un attimo
ma non ti basta
ma non ti basta

Ma che momento
quando poi ti spogli
e tutto il male che ti porti
crolla giù nel mare
dove mai nessuno
arriverà guardare

cosa ti racconti per
dormire sola qua

Questo amore
amore
amore
Non ci lascia mai da sole
da sole come se
Fosse una condanna
una disgrazia
un malocchio

che inganna
anche il più stronzo
un continuo soffocarsi
con le mani al collo
Con le braccia intorno
Tra un po’ crollo
colgo l’occasione di essere
uguale al mondo
dillo
fallo
sputalo a più non posso

Ma che momento
quando poi ti spogli
e tutto il male che ti porti
crolla giù nel mare
dove mai nessuno
arriverà a guardare
dove io non riesco

e cosa si nasconde
cosa fa più male
cosa gli racconti
cosa ti racconti per
dormire sola qua

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Scritto da
Andrea Alessandrini Gentili -

Andrea Alessandrini Gentili è un social media manager e digital strategist italiano che ha collaborato con diverse aziende di rilievo, eventi di musica dal vivo e sport, e personalità del mondo dello sport e della televisione. La sua esperienza nel marketing digitale lo ha reso una figura chiave nello sviluppo e nella gestione di campagne online che aumentano significativamente la presenza del brand e l'engagement del pubblico sulle piattaforme social. Le sue collaborazioni coprono vari settori, riflettendo la sua capacità di adattarsi e creare strategie efficaci per clienti diversi.

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