Sull’altura dell’Esquilino, dove oggi si intrecciano i flussi della modernità tra piazza Dante e via Merulana, si estendeva in età imperiale uno dei più splendidi e raffinati complessi residenziali della Roma antica: gli Horti Lamiani. Creati nel I secolo d.C. da Lucio Elio Lamia, senatore di antico rango, gli horti erano una residenza suburbana che univa lusso, otium e rappresentanza politica. Immersi in un paesaggio di giardini terrazzati, padiglioni, ninfei e portici affacciati sul panorama dell’Urbe, gli Horti Lamiani divennero in breve uno dei luoghi prediletti dagli imperatori giulio-claudi, trasformandosi in un articolato complesso palaziale. Gli ambienti erano arricchiti da marmi colorati provenienti da ogni parte dell’impero, sculture greche e romane, giochi d’acqua e un sistema decorativo sofisticato, che faceva degli horti non solo una dimora di prestigio, ma un manifesto politico della potenza di Roma e dell’estetica imperiale.
Per secoli, tuttavia, la memoria di questo luogo sprofondò letteralmente nel sottosuolo. La costruzione della nuova Roma umbertina, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, cancellò la visibilità delle strutture antiche, pur lasciando tracce che gli archeologi di allora, come Giuseppe Gatti, avevano intuito con straordinaria lungimiranza. Proprio Gatti individuò un ambiente semicircolare di particolare pregio, decorato da frammenti marmorei e stucchi, che fu poi noto come Volta Gatti: un’aula monumentale, probabilmente parte di un ninfeo legato agli Horti Lamiani, la cui effettiva estensione rimase a lungo ignota.
La storia recente ha però restituito piena voce a questo straordinario complesso. Nel 2011, durante un intervento di archeologia preventiva nel sottosuolo di piazza Dante, sono emersi nuovi e preziosi ambienti: pavimenti in mosaico in pasta vitrea, lastre marmoree finemente intarsiate e un’articolazione architettonica che conferma l’alto livello artistico e costruttivo degli horti. La scoperta ha aperto una nuova stagione di studi e di tutela, culminata nel 2017, quando si è deciso di procedere allo smontaggio della Volta Gatti per garantirne la conservazione. Un’operazione complessa, condotta come un intervento chirurgico sull’antico, per salvare il ninfeo dalle pressioni urbane circostanti e consentirne la futura valorizzazione.
Il progetto di rilancio non è rimasto sulla carta. Grazie ai finanziamenti del PNRR, è stato avviato un programma di musealizzazione che rappresenta un unicum nel panorama italiano: la ricomposizione della Volta Gatti e il suo trasferimento all’interno dei Musei Capitolini – Centrale Montemartini, luogo già deputato alla narrazione dell’archeologia industriale e delle trasformazioni urbane di Roma. Qui il ninfeo dialogherà con altre sculture provenienti dalla stessa area dell’Esquilino, ricostruendo in forma visiva e immersiva lo splendore perduto degli Horti Lamiani.
Ma l’innovazione del progetto non si limita al rimontaggio dell’aula monumentale. L’intervento prevede la creazione di un’aula polifunzionale destinata all’esposizione dell’enorme quantità di materiali rinvenuti negli scavi: frammenti architettonici, elementi decorativi, oggetti d’uso quotidiano che raccontano la vita nei giardini imperiali. Accanto a questa, troverà posto una “biblioteca della materia”, un archivio vivo dei materiali – marmi, paste vitree, intonaci, malte – che consentirà non solo agli studiosi, ma anche ai visitatori, di leggere dall’interno la cultura materiale degli horti.
Il complesso comprenderà inoltre un centro studi permanente, pensato come un laboratorio di archeologia e divulgazione. Qui il pubblico potrà seguire passo dopo passo l’avanzamento delle ricerche, osservare i processi di restauro, comprendere come si costruisce – letteralmente – la conoscenza del passato. Infine, un percorso di visita dedicato agli Horti Lamiani permetterà di collegare idealmente la Montemartini con le aree di rinvenimento, restituendo al quartiere Esquilino un tassello fondamentale della propria memoria.
Si tratta di un progetto di grande rilevanza culturale e scientifica, realizzato in collaborazione con il Comune di Roma, che unisce tutela, ricerca e valorizzazione. Una rinascita attesa per più di duemila anni, che riporta alla luce non solo frammenti di architettura, ma l’immagine stessa di una Roma capace, ancora una volta, di rigenerare il proprio passato.
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